Sulle macerie del DDL Zan, solo opportunismo e odio

La Lega, all’indomani dell’affossamento di una legge che metteva in crisi i diffusi stereotipi sull’abilismo, si riscopre attenta alle esigenze dei disabili (lo fa quasi sempre a cadenza periodica), propone una riforma fiscale, una legge quadro e addirittura un Ministero. Tra le parole si capisce meglio che si parla, in realtà, di famiglie con disabilità.

Come se le persone con disabilità avessero “per natura” una famiglia, come se “la famiglia” fosse la struttura “naturalmente” deputata alla cura delle persone (tanto a farlo sono quasi sempre le donne e non lo Stato) e come se i “non abili” fuori da un nucleo familiare tradizionale debbano essere per lo Stato al massimo una preoccupazione residuale.
Il non detto è ovviamente chiaro, anche se non si parla esplicitamente di ddl Zan. Se di “marginalità” dobbiamo occuparci perché questo è il trend del momento, la disabilità permette facilmente di rafforzare (come se fossero deboli) ancor di più le politiche di sostegno e agevolazioni fiscali delle famiglie.

Italia viva, al contrario, sentenzia senza mezzi termini che “la legge Zan è morta”, annuncia una nuova proposta che verrà resa nota durante la prossima Leopolda e, nel frattempo, si concentra sulle donne, anzi sulle donne e il mondo del lavoro. Per essere precisi sulle strategie di empowerment al femminile e quindi sulla presenza delle donne nei partiti politici, in ruoli dirigenziali nelle grandi aziende e nelle organizzazioni internazionali (del tipo le semplici lavoratrici non fanno per noi). Anche questa è sicuramente un’azione in sé pregevole, ma dobbiamo riconoscere una chiara scelta di campo che predilige certo tipo di lavoro (finanza e terziario avanzato) e un certo tipo di donne (senza dubbio benestanti dirigenti).
Alla vigilia del 25 novembre il paese reale ha altri problemi. Contiamo ancora i femminicidi, 103 dall’inizio dell’anno di cui 87 avvenuti dentro le famiglie tradizionali così tanto sostenute socialmente e fiscalmente mentre mancano i fondi per le case sicure e gli sportelli di ascolto. Il mondo del lavoro è segnato da disparità salariali e professionali, il tasso di occupazione femminile è tra i più bassi d’Europa e aumenta di quasi un punto percentuale la quota anche quest’anno delle donne che hanno perso il lavoro.
Fortunatamente la visione assistenziale della Lega non piace neanche all’Osservatorio nazionale sulla disabilità che invita a superare il modello di cura tradizionale del non abile affidato alla famiglia come soggetto fragile e ne chiede la valorizzazione come individualità, “gli appropriati sostegni per partecipare ed essere inclusi nella propria comunità” e il pieno “riconoscimento dei bisogni dei diritti umani e delle libertà fondamentali”. In una frase: inclusione senza discriminazioni.
Questa corsa alla lottizzazione dei segmenti marginalizzati dei partiti che hanno affossato il ddl Zan sbriciola ancora di più la fragile parvenza di democrazia in questo paese, è ipocrita e sconcerta anche i soggetti che cerca di rappresentare.
In noi rimane ancora più forte la convinzione che il grande e composito fronte del ddl Zan debba rimanere compatto e che a perderci dall’ affossamento di questa legge, siamo stat@ tutt@.

Dalla variopinta maggioranza di corpi e voci molto differenti, ma perfettamente composti e armonizzati, viene invece un invito chiaro alla lotta contro quel patriarcato misogino omofobo e abilista che uccide ed emargina tutt@.