Ddl Zan: un risultato prevedibile ma doloroso

Alcune volte sono gli eventi prevedibili a far più male.
Lo scorso 27 ottobre il ddl Zan è stato stroncato definitivamente con il voto segreto nell’asset tra la destra omofoba e una pseudo sinistra reazionaria che afferma di parlare in difesa delle lotte femministe.
Purtroppo era prevedibile, nonostante la grande maggioranza ottenuta alla Camera.
Da ieri per i prossimi anni, l’Italia continuerà a non considerare le discriminazioni sulla base di sesso, genere, identità di genere e orientamento sessuale come crimini d’odio. Eppure sembrava ovvio, solo buon senso.
Quei pochi articoli, su cui il governo di questo paese si è spaccato nettamente in due parti, erano il frutto di un lungo e difficile percorso di ascolto e dialogo con tante e diverse realtà.
Pezzi importanti della nostra società, la comunità LGBTQ+, le associazioni femministe e quelle che rivendicano e difendono i diritti dei disabili sono stati coinvolti negli ultimi anni nell’elaborazione di questo testo. Un mosaico complesso di pezzi di società, una maggioranza colorata di tanti segmenti marginalizzati aveva portato le proprie istanze.
Anche per noi questa legge era un compromesso al ribasso rispetto ad alcune delle nostre rivendicazioni, ma l’ abbiamo sostenuta con convinzione, per l’importanza che avrebbe avuto nelle nostre vite.
Già lo scorso luglio, c’era stato il primo agguato contro questo testo da parte di Italia Viva divenuta “portavoce” dei timori di una parte di associazioni femministe e per questo è facile pensare che tra i voti mancanti ci siano i 12 senatori renziani in aula (4 erano assenti).
Ma la lista dei nomi è facile da intuire e, infine non troppo importante. L’incapacità della classe politica(dimostrata per l’ennesima volta) di leggere la realtà del paese merita una fondata senza appello.

Mentre i grandi brand del capitalismo digitale, sfruttatori sistemici come Amazon non esitano a ostentare la vita di soggettività LGBTQ+ come stendardo di normalità e civiltà, il Parlamento di questo paese cede ai suprematisti omofobi e considera una minaccia l’identità di genere.

Purtroppo questo paese ha un’anima reazionaria e conservatrice dura a morire. Fa rabbia che una parte delle associazioni femministe che hanno dato in passato un così grande contributo alla lotta per i diritti si siano trovate ad applaudire all’ennesima sottrazione di diritti e libertà insieme ai razzisti misogini che riempiono d’odio il dibattito politico e le strade del paese.
Fa rabbia che troppi uomini bianchi cis continuino a sostenere cosa sia meglio per la nostra comunità.

Nessu@ oggi è più sicur@ di ieri, nessun@.
E non serve ancora tempo, ne è passato già troppo. E siamo e saremo qui a ricordarlo, a gridare a gran voce che questo parlamento fatto in maggioranza da maschi, bianchi, cis, eterosessuali deve lasciare il passo al nuovo che avanza e andare A CASA!
Noi non molliamo. No, di certo.
Sono le nostre vite quelle di cui si parla.
Le nostre e quelle di chi amiamo.

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